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16 luglio 2017

Gli inceneritori di rifiuti producono, a loro volta, rifiuti.

Riceviamo da Rifiutizeropiemonte e pubblichiamo.




COMUNICATO STAMPA
Commento all’articolo di Andrea Rossi su La Stampa di domenica 9 luglio 2017 “Le scorie dell’inceneritore saranno ceneri per l’edilizia”  Le scorie dell’inceneritore saranno materiale per l’edilizia
Dunque la notizia è che gli inceneritori di rifiuti producono, a loro volta, rifiuti.
I rifiuti prodotti dagli inceneritori sono un argomento sul quale i sostenitori di questi impianti tendono a sorvolare giacché smentiscono il mantra che “gli inceneritori chiudono il cerchio” (della gestione dei rifiuti ndr) cioè sono lungi dall’essere la soluzione perfetta che essi descrivono.
Tali rifiuti sono un po’ di più della quantità menzionata dall’entusiasta giornalista, circa un 30% delle tonnellate bruciate: di questo 30% una percentuale tra il 3% ed il 5% (le cosiddette ceneri leggere) sono rifiuti pericolosi, mentre il rimanente (le ceneri pesanti o scorie) deve essere periodicamente analizzato per appurare se la quantità di metalli pesanti, diossine ecc. presente sia tale da rendere anch’esso un rifiuto pericoloso o meno, quindi - anche laddove non sia qualificabile come rifiuto pericoloso - presenta percentuali significative di sostanze inquinanti nocive per l’uomo e l’ambiente.
Le scorie dell’inceneritore di Torino furono originariamente classificate come rifiuti pericolosi, poi nel 2014 -a seguito di una richiesta di TRM- con una determinazione (141 - 18178/2014) del dirigente provinciale del Servizio Pianificazione e Gestione Rifiuti fu consentito -sentita L’ARPA e valutata la documentazione allegata dal richiedente- di classificarle come non pericolose (il parere dell’ARPA fu che non essendo possibile "attribuire né escludere con certezza alcuna caratteristica di pericolo ai rifiuti in oggetto”, le scorie prodotte potevano essere considerate come non pericolose).



L’idea geniale di infilare le scorie nel cemento invece che pagarne lo smaltimento in discarica in realtà non è affatto nuova.

Il cemento che le contiene si chiama “Portland” ed è in circolazione da tempo. Se nel fare questa meravigliosa mistura ci si lascia prendere troppo la mano dall’entusiasmo per il recupero di materia, il prodotto che ne esce è un po’ troppo ricco in scorie ed è roba che tende a degradarsi ben più del cemento normale compromettendo la stabilità strutturale degli edifici per la costruzione dei quali è stato impiegato, alla faccia delle “proprietà simili alle rocce eruttive come basalto e granito” decantate dal Presidente di TRM Renato Boero, senza contare la dispersione nell’ambiente di sostanze nocive che tutto ciò comportebbe: ma dall’amianto non abbiamo proprio imparato niente?


L’articolo prosegue informando i lettori che TRM ha sottoscritto un accordo con il dipartimento delle Scienze della Terra dell’ Università per lo sviluppo di “tecniche innovative di inertizzazione e recupero degli scarti da termovalorizzazione, sia scorie pesanti sia ceneri leggere”. E tale intesa già dispiega i suoi effetti: “finora” scrive il Rossi “queste ceneri venivano trasportate in discarica e smaltite” cioè il trattare le scorie e le ceneri come un rifiuto fa già parte del passato.
Anzi, verso la fine dell’articolo si riferisce ad esse scrivendo “questi inerti”.

Ma prima ci fa sapere che “il mandato che il nuovo presidente ha ricevuto è chiaro: lavorare per rendere TRM il più efficiente possibile, soprattutto nell’ottica della riduzione dell’inquinamento e del riciclo e riuso dei materiali.” 
Cerchiamo di essere seri. Chi vuole riciclare e riutilizzare i materiali innanzitutto non li brucia e non chiama “recupero” una produzione di energia scarsa, esosissima e finanziata con denaro pubblico.
L’inceneritore di Torino è autorizzato a bruciare, oggi, grazie al famigerato art. 35 del c.d. “Sblocca Italia” 526.500 t di rifiuti delle quali circa 370.000 finiscono in atmosfera e circa 160.000 sono rifiuti da smaltire. Reimmettere in circolazione decine di migliaia di tonnellate di rifiuti che contengono metalli pesanti e diossine usandole per fare cemento, alleggerisce i costi del gestore, ma non dà alcun motivo ai cittadini di accogliere con entusiasmo un escamotage vecchio i cui pericoli per l’uomo e per l’ambiente sono ampiamente documentati da parecchie indagini epidemiologiche.


In ogni caso ora la palla passa al Dipartimento delle Scienze della Terra dell’Università di Torino, che avrà il compito di fornire la patente di inertizzazione, necessaria a dare un aspetto nuovo ad una trovata vecchia (ovviamente a costi che la rendano competitiva rispetto allo smaltimento).
Ma soprattutto all’ Amministrazione. La Sindaca Chiara Appendino -che ha nominato il presidente di TRM Renato Boero- e il Movimento 5 stelle si sono sempre schierati contro l’incenerimento dei rifiuti e tale uso delle scorie.
A questo punto ci chiediamo: qual è la posizione dell’Amministrazione 5stelle di Torino rispetto alle dichiarazioni di Boero e soprattutto rispetto alle preoccupanti prospettive ipotizzate in questo articolo di utilizzo di ceneri e scorie prodotte dall’inceneritore in prodotti per l’edilizia?

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